domenica 6 settembre 2009

FESTA della GUARDIA 2009

La processione.
Venerdì 28 agosto, vigilia della Festa della Madonna della Guardia, molte erano le persone che, cominciando a farsi sera, già si preparavano presso lo stabilimento delle antiche Acque minerali per la processione che, com’è tradizione, di lì si snoda in salita per quattro chilometri verso il Santuario.
In questa bella giornata di fine estate, qui in alto, un leggero tepore accentuava la quiete di questo sacro luogo, mentre il sole, con i suoi giochi chiaroscurali, in un cielo limpido sembrava non voler abbandonare con la sua luce l’incanto delle valli sottostanti, come un lieto abbraccio di Maria alla città, fino al mare in lontananza, nell’anniversario della sua Apparizione.
Molti erano i fedeli di tutte le età che convenivano, tra cui si intravedeva l’on. Sandro Biasotti; molti erano anche i religiosi, le suore, i seminaristi, i sacerdoti, tra cui si riconosceva don Nicolò Anselmi, responsabile per la CEI della pastorale giovanile. Era presente anche il Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Palletti. All’arrivo puntuale dell’Arcivescovo di Genova, Card. Angelo Bagnasco, alle 19 la processione iniziava lentamente.
Come ha rilevato il Card. Bagnasco, la Festa della Madonna della Guardia è una festa di famiglia; è una grande festa: “ ognuno – ha egli spiegato – porta ai piedi della Santa Vergine il suo vissuto di gioie e dolori; porta non solo se stesso, ma anche i propri cari, tante persone che si sono raccomandate alle nostre preghiere, e noi, fedeli alla consegna, deponiamo tutto ai piedi di Lei, che tutto vede e a tutto provvede “.
“ Alla Guardia ogni problema prima o poi arriva e si risolve “ ha detto il Cardinale, riecheggiando le indimenticabili parole del Card. Siri: “ I più grandi segreti vanno a finire alla Guardia; le più grandi tragedie si risolvono alla Guardia “. E ne ha spiegato le due ragioni fondamentali: Maria è madre, e una madre soccorre sempre i suoi figli; vi è, poi, l’esperienza di secoli nei quali chi chiede sempre ottiene, anche se non sempre secondo la precisa richiesta.
La processione si è articolata in sette tappe fondamentali, scandite dalla recita del rosario e da canti mariani, ripercorrendo l’itinerario spirituale dell’umile pastorello Benedetto Pareto di fronte all’evento dell’apparizione avvenuta su questi luoghi oltre cinquecento anni fa, ma che – come ha spiegato il Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara – corrisponde all’itinerario spirituale di ognuno di noi.
La Messa della Vigilia.
Al termine della processione, il Card. Bagnasco ha presieduto la Messa della Vigilia, concelebrata dal Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Palletti, e da molti sacerdoti. L’omelia è stata tutta protesa tra tempo ed eternità, tra finito e infinito, tra mutabile e immutabile, tra fede e ragione, secondo gli insegnamenti di Papa Benedetto XVI, ed è penetrata nell’interiore dell’uomo, nel suo cuore, dove Dio è presente. Essa sembrava ripercorrere l’itinerario spirituale di S. Agostino, maturato sulla base del Vangelo e della secolare esperienza del pensiero filosofico greco, e del quale proprio in questo giorno cadeva la memoria della morte, celebrata con grande solennità a Pavia nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro, dove se ne venerano le spoglie: “ Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat Veritas “ [ “ Non uscire da te, ritorna in te stesso; nell’interiore dell’uomo abita la Verità “ ( “ De vera religione “ 39,72 )].
E’ stata una sorta di risveglio dalla propria “ corporeità “, un atto di autoliberazione da ciò che è fuori di noi per convertirsi al divino, che è in noi: il tempo, costitutivo del mondo mutabile e finito, diventa in tal modo strumento di rimando all’eternità, immutabile e infinita.
Ed è stata, al contempo, una preparazione agli approfondimenti dottrinali dell’omelia del giorno successivo, quella del Pontificale dell’anniversario dell’Apparizione, con le sue ripercussioni pratiche sui temi attuali del fondamento della dignità dell’uomo.
E’ stata, inoltre, il preannunzio della nuova lettera pastorale “ Camminare nelle vie dello Spirito. Alle sorgenti della Vita Spirituale “.
Non dobbiamo dimenticare – ha esordito il Cardinale – che l’uomo non è solamente il suo corpo, ma è anche la sua anima: la vita dell’anima – ha aggiunto – non nega quella fisica, ma la illumina, la ordina, la sostiene e la indirizza verso la felicità eterna.
L’Arcivescovo ha parlato della contraddizione che c’è in ciascuno, anche in coloro che pur hanno il dono della fede. Da una parte, siamo tentati di ragionare in termini materiali, come se tutto si concludesse disperatamente qui, nel tempo, in quei pochi anni che abbiamo da vivere sulla terra. “ Ma veramente non siamo solamente un corpo coi suoi bisogni? Veramente siamo di più che un grumo di materia organica, di cellule ordinate, di reazioni chimiche? E’ vero che siamo qualcosa di più e di diverso dal resto della natura o l’uomo – come qualcuno vorrebbe farci credere – è solo un po’ più sviluppato degli altri organismi? “.
Dall’altra, in ciascuno vi è una nostalgia di assoluto, di una vita piena, senza ombre, di un amore che non sia offeso dal tempo e dagli egoismi, di una vita luminosa che nessun fango possa macchiare: è quella scintilla del divino che Dio ha fatto scoccare nella nostra anima nel momento in cui ci ha creati, impronta di Dio Creatore e Padre. Vi è poi l’esperienza universale che tutto è segnato dalla caducità ed è insediato dalla morte.
“ La verità è – ha spiegato il Card. Bagnasco – che quando gli occhi dello spirito si ammalano, perché abituati a guardare le tenebre e non la luce di Cristo, o quando l’orecchio interiore si ottunde, perché distolto dalla voce del Vangelo e della Chiesa, allora è inevitabile che prevalgano gli occhi e l’orecchio del nostro corpo. Tutto diventa solo umano, troppo umano: si perde l’orizzonte del pellegrinaggio terreno e gli ostacoli sembrano coprire tutto l’orizzonte. In tal modo, non vediamo più davanti a noi oltre il muro del tempo e degli inevitabili disagi: la grande porta della vita eterna appare sfocata e il nostro destino sembra tutto racchiuso nel tempo. Restiamo comunque assetati, nel vuoto, di una felicità che non tramonta mentre tutto è così finito, fragile, volubile: anche gli attimi di felicità sono attimi. Ed è subito sera”.
“ Siamo fatti di tempo, sì’, ma siamo impastati di eternità e siamo immortali, nella nostra anima “.
“ Aggrediti da una materialità delle cose – Il Cardinale ha ammonito – dobbiamo reagire a questa diminuzione della nostra dignità. Se guardiamo la vita di Maria, certamente abbiamo ragioni per convincerne nella nostra ricerca della felicità, nella nostra ricerca della vera libertà.
La Messa Pontificale.
Il giorno della Apparizione, in una mattinata inaspettatamente piovosa, in comunione spirituale con tutti Santuari della Guardia del mondo, alla presenza dell’Arcivescovo, Card. Angelo Bagnasco, e del Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Palletti, delle autorità cittadine, della banda di Ceranesi, delle Confraternite coi colossali Cristi, di numerosi sacerdoti e religiosi e di migliaia di fedeli di tutte le età che continuavano a salire qui da ogni parte della città, alcuni anche a piedi e in bicicletta, il Rettore del santuario, Marco Granara, ha dato lettura dell’atto del Notaio Badaracco che attesta i fatti dell’apparizione.
Dopo la Supplica, è iniziata la processione al Santuario con l’arca e lo stendardo della Madonna, mentre veniva devotamente recitato il rosario e venivano intonati canti mariani sulle
note della banda. Ha fatto seguito la Messa pontificale, presieduta dal Card. Bagnasco e con la partecipazione del Vescovo Ausiliare in cui è stato ricordato dal Rettore che tre anni fa proprio in questo luogo fu annunciata dal Card. Bertone la nomina ad Arcivescovo di Genova dell’allora Mons. Bagnasco, che, commosso, ha ringraziato la Madonna della Guardia.
Il Card. Bagnasco ha invitato i fedeli a pregare per il loro Vescovo: “ Se il Vescovo ha il compito di guidare e sostenere il suo popolo, anche il popolo sostiene il suo Vescovo. Lo sento che questo sostegno è fatto di preghiera, simpatia, affetto e mi è di aiuto per svolgere i miei compiti a Genova e in Italia “. Ricordando il suo motto episcopale – “ Jesus, spes mea “– ha anche lanciatoloro un appello a essere segno di speranza nel mondo.
L’omelia del Cardinale è iniziata con la contemplazione della Madonna della Guardia con il Bambino Gesù tra le braccia che sembra voler presentare a noi; mentre noi sentiamo riecheggiare le profetiche parole di Pilato dopo aver fatto flagellare Cristo: “ Ecce Homo “. “ Ecco l’Uomo “– ha precisato il Cardinale – non è, come era nell’intenzione di Pilato, solo la presentazione alla folla di un uomo colpito, ma è soprattutto il manifesto dell’umano nella sua pienezza. Guardare a Gesù significa guardare a Dio e, nello stesso tempo, alla perfezione dell’uomo; significa misurare su di Lui il livello della nostra umanità. “ Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa Lui pure più uomo “ – ha egli detto, citando il Concilio Ecumenico Vaticano II ( “ Gaudium et spes “, 41 ).
Il pensiero è stato ripreso dal punto in cui era rimasto la sera: “ Che l’uomo sia fatto così com’è – anima e corpo – precede qualunque nostra decisione e vincola il dover essere morale dei singoli e della collettività, vincola qualsiasi autorità “.
Ha ribadito che la ragione è non crea la realtà delle cose ma, è piuttosto un mezzo indispensabile per indagare, scoprire e approfondire una realtà che la precede e di cui essa stessa è parte nobile: pertanto, essa non può essere l’unico fondamento della morale e del diritto.
“ Si dirà forse che il mio dire è una forma di ingerenza in ambiti che non sono di mia competenza. Perché, invece, non pensare a un contributo che la Chiesa in moltissime forme – religiose, pastorali, culturali e sociali – offre alla riflessione di tutti, da sempre e per il bene comune? Tutto ciò che riguarda l’uomo è stampato da Cristo e la Chiesa continua la missione del suo Signore e Maestro “.
Il Card. Bagnasco ha spiegato che in quel piccolo volto del Bambino Gesù tra le braccia della Madre, scorgiamo il volto di ogni uomo, così come in ogni uomo vediamo il volto stesso di Cristo, poiché Dio, Creatore e Padre, ha impresso in ciascuno la sua immagine, facendone così una realtà sacra. Per questo, – ha aggiunto – la sua dignità è inviolabile, sempre e comunque; a maggior ragione, quando la sua vita è più debole e indifesa: la vita concepita, malata, terminale, senza casa, lavoro, patria; quando i morsi dell’insicurezza, dell’oppressione politica e culturale, della persecuzione religiosa, dell’assoluta incertezza del futuro si fanno più laceranti e insopportabili. “ Non è, forse, questo ciò che normalmente spinge tanti nostri fratelli e sorelle a tentare imprese impossibili, pur di trovare speranza? Imprese che – come spesso è avvenuto – sono segnate da tragedie che interpellano la coscienza di tutti “.
Il soprannaturale, infatti, – ha precisato – non nega i valori naturali propri dell’uomo; il divino non scaccia l’umano e la fede non umilia la ragione; anzi, è amica della ragione.
“ La sicurezza e la solidarietà non sono due opzioni contrapposte – ha continuato il Card. Bagnasco –, ma sono un’unica e inscindibile strada, perché si radicano entrambe nell’unità
della persona, cioè nella natura umana. Essi sono valori oggettivi e universali, che testimoniano l’esistenza di un diritto naturale valido sempre e ovunque anche se, a volte, si sostiene che non esistono verità e principi in grado di vincolare la libertà di tutti. “ La sicurezza e la solidarietà universalmente voluti sono diritti da rivendicare giustamente e sono doveri da onorare onestamente, nel quadro delle situazioni concrete della vita dei singoli, delle società, delle nazioni. L’uomo, infatti, è sacro sia per la fede che per la ragione, fuori e oltre le categorie dell’efficienza, dell’autosufficienza e persino dell’autocoscienza. La vita umana ha una dignità intrinseca che precede tutto questo, ed è su questa dignità previa che si fondano le Carte dei diritti umani, spesso invocate per certi settori e taciute per altri “.
Egli ha ribadito che esistono dei valori oggettivi e permanenti: altrimenti, l’unico riferimento valido sarebbe l’individuo con le sue convinzioni ideali e morali, con i suoi interessi e con le sue esplosive vedute. “ In un clima di nichilismo valoriale, non si cadrebbe inevitabilmente in uno Stato etico, che pretende di decidere l’ordine morale fondamentale anziché riconoscere i valori costitutivi della persona, quelli che scaturiscono non dai desideri dei singoli ma dalla natura umana di tutti, come l’inviolabilità della vita umana, un lavoro decente, l’onorabilità, la cultura, la libertà, la casa, la sicurezza, la solidarietà e quant’altro? “.
Il Card. Bagnasco ha concluso l’omelia con una invocazione: “ Che la Madonna della Guardia benedica Genova e tutti noi, ci renda cattolici seri e coerenti sempre, coraggiosi testimoni e annunciatori di Cristo, ovunque “.
La Messa del pomeriggio.
Nella Messa del pomeriggio, ritornato il bel tempo, che ha consentito l’afflusso di sempre nuovi fedeli, in un clima non parimenti solenne a quello del mattino, ma più semplice e raccolto, il Card. Bagnasco ha inteso affidare alla Madonna della Guardia le generazioni che verranno, perché possiamo dire che questo Santuario diventa uno snodo di generazione in generazione, dove le une preparano e pregano per le altre.
Il Cardinale ha ricordato che per noi di Genova, il Santuario della Madonna della Guardia è il Santuario che da oltre 500 anni guarda Genova e la benedice. E ha aggiunto che “ a questo Santuario, su questo monte, in una collocazione suggestiva e, in un certo senso, unica sono saliti per cinque secoli i nostri padri e, certamente, hanno pregato anche per noi quando, forse, non eravamo neppure al mondo o, forse, eravamo solamente bambini. Per questo, siamo debitori a questa casa di Maria per tutte le preghiere e le offerte che tanti hanno fatto per noi e che noi oggi dobbiamo fare specialmente per quelli che verranno dopo di noi “.
Due sono stati, fondamentalmente, i motivi di riflessione del Cardinale.
Il primo era basato sul Vangelo del giorno: la Madonna va a incontrare la cugina Elisabetta, anziana avanti negli anni ma incinta di Giovanni il Battista, e Maria che, aveva giovanissima ricevuto l’annuncio dell’Angelo e aveva detto il suo “ Eccomi “, anziché rinchiudersi, esce di casa e raggiunge l’anziana cugina, semplicemente perché intuisce che ha bisogno di Lei. Di fronte a questo squisito e spontaneo atto di carità, noi, che spesso ci facciamo attendere, dobbiamo imparare: questo significa accorgerci di quello che succede intorno a noi, non vivere rinchiusi in noi stessi, presi dalle nostre preoccupazioni. “ Maria vive intensamente il mistero che Le viene annunziato, ma ciò la rende ancora più sensibile al bisogno dell’anziana cugina “.
Il secondo motivo è stato il tema educativo: i Vescovi ogni dieci anni decidono un tema, che le singole diocesi sono invitate ad affrontare, ognuna a proprio modo. Questo è il tema del decennio.
Il Cardinale ha rilevato che il tema educativo coinvolge tutti, perché tutti – qualunque sia l’età o il ruolo di ciascuno – partecipiamo a creare un clima educativo oppure diseducante.
L’Arcivescovo ha inoltre aggiunto che la Chiesa ha scelto questo tema perché è una istituzione che per missione ha un compito educativo. “ Quante derive, soprattutto a livello giovanile, che non sono buone, che vanno a finire sulle cronache dei giornali, che si esprimono in fatti efferati, anche a livello minorile, quante forme di disordine nell’uso del tempo cambiare la notte col giorno, non avere orari, non avere regole, in casa a fuori casa sballarsi, solitudine, violenza o sopraffazione che non hanno nessun motivo se non quello tragico di riempire il tempo e la noia “. Egli ha rilevato che, a fronte di questo, le norme di legge, pur necessarie e lodevoli, non sono sufficienti: è necessario educare l’anima, la testa, il cuore, perché i giovani e poi tutti impariamo a pensare giusto, a ragionare, imparare ad amare.
Oggi non si sa spesso che cosa significhi amare e si scambia l’amore con la soddisfazione personale, tutto è finché dura; poi si lascia e si passa ad altro.
Il Card. Bagnasco ha concluso dicendo che dobbiamo ricostruire un clima educativo, propositivo con i valori autentici che i nostri padri ci hanno insegnato. Per questo ha pregato la Madonna della Guardia nel corso della Messa.
PierLuigi Pastorino