domenica 9 settembre 2007

FESTA della GUARDIA 2007

Lo sguardo di Maria sul prossimo cammino della Chiesa diocesana.
La novena.
Quest’anno le celebrazioni in onore della Madonna della Guardia sono state – come ha rilevato con soddisfazione il Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara - assai imponenti e partecipate, più degli anni precedenti, sia alla novena iniziata il 20 agosto, sia al pellegrinaggio della vigilia, sia alla festa del 29 agosto e, dato significativo, vi hanno preso parte numerose famiglie al completo.
Proprio il tema della famiglia è stato l’argomento portante di queste intense giornate di lavoro e di preghiera.
La novena – articolata in Lodi, Messa e Rosario quotidiani – ha avuto come momento centrale il “laboratorio” di Mons. Marco Granara sotto gli alberi del piazzale, dalle 14,30 alle 16,45, per ragionare su questo argomento – come ha affermato lo stesso Rettore – “in gruppo, alla buona, come un tempo faceva Gesù, che fosse sotto gli alberi o giù al porticciolo o su una barca o a cena dagli amici, sempre a disposizione per arrivare al cuore dei problemi”.
Punto di partenza è stata la nota pastorale elaborata dai Vescovi italiani nel giugno scorso a conclusione del Convegno di Verona dell’ottobre 2006. Com’è noto questo Convegno, a cui hanno partecipato anche eminenti studiosi, ha messo in rilievo - tenuto conto del rinnovamento postconciliare e dei più recenti documenti pontifici - le trasformazioni subìte dalla famiglia negli ultimi anni. Ne è risultato il passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare: nella prima, solo il padre lavorava, la madre stava in casa, i figli erano numerosi e gli anziani, con la loro esperienza, erano tenuti in considerazione per la loro saggezza ed esperienza; nell’altra, lavorano sia il padre che la madre, i figli sono pochi o addirittura nessuno, senza dimenticare che oltre la metà delle famiglie è mononucleare, e gli anziani sono spesso emarginati.
Ciò è stato determinato da due fattori fondamentali: l’avvento della società industriale, che ha sostituito al normale alternarsi dei tempi della fatica e del riposo la vita frenetica e confusa; la rivoluzione culturale degli anni ’60 e, in particolare, il processo di emancipazione femminile, che è andato alla conquista da parte della donna della dignità pari a quella dell’uomo nella vita sociale, culturale, politica o – come si dice oggi – di “pari opportunità”.
La recente nota dei Vescovi italiani considera la famiglia come “il luogo fondamentale e privilegiato dell’esperienza affettiva”. Perciò essa afferma che occorre “comunicare il Vangelo dell’Amore, mostrando il volto materno della Chiesa, reagendo al diffuso “analfabetismo affettivo… con percorsi formativi adeguati”.
Ne è risultato che la famiglia come Cristo l’ha voluta è un’entità insostituibile, fondata sul matrimonio, dove il coniuge è unico in maniera indissolubile, fedele sempre, nella gioia e nel dolore, pronto – come Lui – a morire per l’altro, anche di fronte al mutare delle culture, causato dalla inevitabile globalizzazione.
“Siamo chiamati a rendere la comunità cristiane maggiormente capaci di curare le ferite dei figli più deboli, delle famiglie disgregate e di quelle forzatamente separate a causa dell’emigrazione”.
Particolare risalto il Rettore ha dato - a proposito di “percorsi formativi adeguati”- a due istituzioni sorte alla Guardia: il Punto Famiglia, lo spazio aperto proprio un anno fa sul piazzale del Santuario e al quale nel corso di questi mesi si sono rivolte coppie e genitori in difficoltà; la Casa delle Famiglie, una struttura in via di realizzazione, per soggiorni di formazione per famiglie e giovani fidanzati.
La processione.
La sera della vigilia della solennità della Madonna della Guardia, appena arrivato puntualmente alle 19 l’Arcivescovo Mons. Bagnasco, iniziava dalle Acque Minerali la processione col rosario meditato preparato da Mons. Piero Pigollo, direttore dell’Ufficio diocesano Vita e Famiglia, che lo ha condotto sulla base di alcuni pensieri di Mons. Angelo Comastri [in “Prega e sarai felice “, Edizioni San Paolo, 2006].
Subito il sole spariva e iniziava una pioggia di grossi goccioloni d’acqua, che non turbava minimamente i numerosi fedeli e che, dopo un bel po’, forse, visto che la loro fede era stata messa abbastanza alla prova, lentamente cessava per lasciare posto a un cielo dai riflessi rosati dietro un ridente arcobaleno.
“Questo pellegrinaggio – ha detto Mons. Pigollo – si pone come ‘trait d’union’ tra la Festa della Guardia e i prossimi appuntamenti della nostra diocesi, come il programma pastorale triennale”.
Il rosario è stato dedicato alle famiglie: a quelle che stanno per costituirsi, a quelle già sorte, a quelle in difficoltà, a quelle che vivono felicemente la loro unione, a quelle ormai disgregate.
Tutti i fedeli procedevano in tal modo faticosamente verso il Santuario, mentre si faceva ormai buio, uniti in questa corale preghiera per la riedificazione della famiglia.
Era presente anche un gruppo di ragazzi della Pastorale Giovanile guidati da don Nicolò Anselmi: molti di loro parteciperanno nei prossimi giorni a Loreto all’Agorà, l’incontro di Papa Benedetto coi giovani italiani.
Ripercorrendo i Misteri della Gioia, sono stati anticipati alcuni argomenti ripresi dall’Arcivescovo nella sua omelia della Messa Pontificale della Solennità della Madonna della Guardia.
“Entriamo nella piccola casa di Nazareth o nella povera casa di Loreto: è il luogo nel quale Maria ha pronunciato il sì più decisivo della storia umana”. “Maria non si chiude nella sua gioia o nel suo stupore: Maria esce, va dalla cugina Elisabetta, diventando immediatamente missionaria”. “Maria e Giuseppe guardano il Bambino nella povertà di Betlemme: ogni volta che nasce un bambino, noi dobbiamo avere lo stesso stupore: ogni vita è sacra; ogni vita è preziosa; ogni vita è grande. Ma oggi quanti sono ancora capaci di stupirsi davanti al miracolo della vita?”.
“Dice l’evangelista Luca che, presentando Gesù al Tempio, portarono l’offerta di due tortore: era l’offerta dei poveri. Eppure quella famiglia è la più felice della storia umana, perché è la famiglia nella quale è presente Dio”.
Di fronte, poi, al mistero del ritrovamento di Gesù nel Tempio, dobbiamo considerare che Gesù non si è smarrito, ma costringe Maria e Giuseppe a cercarlo: “Bisogna, allora, ogni giorno rimettersi in viaggio e non avere pace fino a quando non abbiamo ritrovato il Signore”.
La Messa della Vigilia.
Al termine del pellegrinag-gio, durante la messa della vigilia della solennità di N. S. della Guardia, Mons. Bagnasco ha voluto riflettere sul senso del pellegrinaggio stesso, riconsiderando sinteti-camente i fondamenti della fede cristiana e riscoprendo l’uomo nella sua essenza ultima, quasi una premessa alle omelie della Solennità del 29 agosto.
Ha egli fatto memoria di un pellegrinaggio antico, che si snoda nel tempo: “Qui i nostri padri sono venuti con fede e devozione per presentare ai piedi di Maria le pene e le gioie, qui hanno pregato per i figli; qui li hanno portati perché imparassero la devozione alla Madre di Dio e nostra”. Con un’immagine plastica ha, quindi, spiegato il valore di questo procedere, di questa lunga storia di fede, di speranza, di sacrificio: “E’ come una luce nella notte: una luce che sale dal tempo e che illumina Genova “.
Ha, quindi, ricordato che la vita terrena è un pellegrinaggio dalla terra al Cielo: “L’uomo non è uno sbandato, un vagabondo errante che non sa dove andare. L’uomo è fatto da Dio come un pellegrino che sa da dove parte e sa dove va: conosce la meta del suo cammino “. A tal riguardo, ha menzionato Sant’Agostino: “Siamo fatti per Te e il nostro cuore non riposo se non in Te “e San Giovanni Climaco: “Il tuo amore mi ha ferito; io cammino cantando Te “.
L’uomo, essere finito, nel suo pellegrinare, tende misteriosamente all’infinito, nel quale viene quasi paradossalmente coinvolto: “L’uomo è creato nel segno della finitezza e del limite; ma in modo tale che solamente l’infinito può colmare questo mendicante d’amore, di bellezza, di eternità “.
Mons. Angelo Bagnasco, approfondendo ancor più il discorso, ha aggiunto che la vita terrena è non solo un pellegrinaggio dalla terra al Cielo, ma è anche un pellegrinaggio interiore: “Molte voci vogliono farci credere che ciò che conta è solo ciò che cade sotto i nostri sensi, che l’uomo è solo corpo e che deve essere sempre e comunque soddisfatto”. E invece è l’interiore dell’uomo a rivelare quel suo tendere all’infinito, nel quale pienamente egli si realizza: “Gesù ci ha rivelato una realtà ben più grande e nobile: l’esistenza dell’anima, la scintilla vitale che ci rende immagine e somiglianza di Dio. Questa è immortale e il fondamento della dignità umana”.
L’Arcivescovo è quindi entrato nel cuore del discorso: il cristiano è cristiano proprio perché nel suo pellegrinaggio dal tempo all’eternità, dal finito all’infinito, non è solo: “La preghiera del Santo Rosario ci ha ricordato che la Madonna cammina con noi e ci porta Gesù: ecco perché i santi ripetevano ‘ad Iesum per Mariam’”.
Mons. Bagnasco ha definito la preghiera del Rosario una preghiera che deve diventare cara e quotidiana, dove ogni mistero rievoca un episodio della vita di Cristo e “le labbra ripetono l’Ave come l’onda del mare s’infrange tranquilla sulla spiaggia: il cuore di Dio è la riva e l’onda insistente è la nostra preghiera”.
Per questo – ha concluso l’Arcivescovo – anche questa sera il Rosario del pellegrinaggio ci ha condotti dal finito all’infinito, dal Rosario all’Eucarestia, che, memoriale della morte e resurrezione, ha definito “il pane dei pellegrini, il cuore della Chiesa, il tesoro più grande della fede”.
Per questo – ha precisato – nel prossimo anno vogliamo conoscere meglio il mistero dell’Eucarestia attraverso la catechesi e la partecipazione alla Messa festiva.
La Messa Pontificale.
Nella bella mattinata del 29 Agosto, Festa anniversaria della Madonna della Guardia, prima della Supplica nella Cappella dell’Apparizione, il Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara - alla presenza dell’Arcivescovo Mons. Angelo Bagnasco, del Vescovo Ausiliare Mons. Luigi Palletti, delle autorità cittadine, della banda di Ceranesi, delle Confraternite coi colossali Cristi, di numerosi sacerdoti e religiosi e di migliaia di fedeli di tutte le età ivi convenuti con i più svariati mezzi di trasporto (ma anche a piedi ne continuavano a sbucare dalle molte scorciatoie) - ha dato lettura dell’atto del Notaio Badaracco, il più antico documento a noi pervenuto dell’apparizione stessa: esso contiene un’attestazione giurata dei fatti di cui vennero a conoscenza gli abitanti della vicina frazione di Livellato, conservata presso l’Archivio della Curia di Genova.
E’ quindi iniziata la processione con l’arca e lo stendardo della Madonna, mentre veniva devotamente recitato il Rosario e venivano intonati canti mariani sulle note della banda. Ha fatto seguito la Messa pontificale presieduta dall’Arcivescovo Angelo Bagnasco e con la presenza del Vescovo Ausiliare Luigi Palletti.
Nell’omelia, l’Arcivescovo ha per prima cosa manifestato la sua commozione nel pensare che proprio un anno fa in questo luogo, meta dei pellegrinaggi della sua famiglia e della sua infanzia, è stata annunciata dal Card. Bertone, davanti a Maria, la sua nomina ad Arcivescovo di Genova: “A Lei rinnovo il mio amore filiale, a Lei riconsacro me stesso e il mio ministero, perché possa precedere il mio popolo dietro al Signore Gesù”.
Ecco che, a questo punto, Mons. Bagnasco è corso col pensiero alla casa di Nazareth, come nel Rosario meditato della vigilia: “Vogliamo ora entrare in quella piccola casa – la casa del sì di Maria - discreti, quasi furtivi”. Essa ci insegna che l’esistenza non è fatta di esperienze eccezionali, di emozioni forti, ma che, al contrario, è costituita da cose semplici e ordinarie: “I Vangeli non ci dicono quasi nulla della vita nascosta a Nazareth, ma è proprio questo silenzio che ci dice tutto se sappiamo fermarci e ascoltare con umiltà”.
Essa ci insegna – ha rilevato, innanzi tutto l’Arcivescovo – che Gesù ha voluto una famiglia e una casa come tutti noi. Egli ha definito la famiglia il nucleo portante della comunità umana; la culla della vita; sacramento e chiesa domestica: “Nessuno si può sostituire alla famiglia: individui, enti, istituzioni. Tutti devono affiancarsi e cooperare alla sua grandiosa missione”.
Per questo - ha egli concluso – la Chiesa sente il dovere di annunciare, sempre e in ogni luogo, il vangelo della famiglia fondata sul matrimonio; per questo – ha ancora ribadito - la nostra diocesi ha programmato per i prossimi anni una particolare attenzione pastorale a questa realtà.
La Messa del pomeriggio.
Nel primo pomeriggio del 29 Agosto, mentre molte persone erano ritornate in città e altre continuavano a salire al Santuario, Mons. Bagnasco celebrava una seconda messa solenne, ma più intima e raccolta rispetto a quella imponente del mattino.
Anche l’omelia dell’Arcivescovo si è fatta ancora più intima, quasi orante: “Il giorno volge al suo termine: giorno di preghiera e di festa”. Egli ha rievocato la novena preparatoria, che è continuata nel pellegrinaggio della vigilia, che ha definito vigilia di fatica e d’amore, sostenuta dalla preghiera nell’attesa dell’incontro con la santa Vergine e con Gesù: “L’ora della sera è l’ora dolce della giornata, il momento in cui i tumulti e gli impegni del lavoro si smorzano, tutto entra in quella quiete vespertina che precede il riposo”.
Egli ha constatato che in fondo alla nostra anima, ha preso dimora una pace, forse già nota ma certamente rinnovata, che ci fa gustare delicatamente gli effetti del nostro pellegrinare: “Abbiamo compreso che pregare è vegliare in attesa della luce”.
Mons. Bagnasco, che sembrava ricercare le parole nel profondo del suo cuore, ha osservato che questa è la fede che ci ha insegnato Maria in quella casa di Nazareth, che talora, come all’Annunciazione, è colta dal turbamento del mistero, ma non arretra: “Al contrario avanza verso l’abisso di luce e naufraga in esso: ‘Sia fatto di me secondo la Tua parola’”.
L’Arcivescovo, a questo punto, ci ha insegnato che cos’è la fede, con parole talmente profonde che non possono essere parafrasate, ma che devono essere ripercorse e rimeditate lentamente: “La fede non è un insieme di buoni sentimenti: è molto di più! Non è un codice di onestà: è molto di più! Non è un’ideologia: è molto di più!…
E’ credere che Dio è Qualcuno e che quindi tocca l’intero orizzonte della nostra esistenza. E’ lasciarci abbagliare dalla luce così da accettare l’oscurità. E’ lasciarci trovare da Dio. E’ credere che si può amare come si ama una persona. E’ vivere ogni momento riferiti a Gesù, crocifisso e risorto. Egli è l’amico che accompagna i nostri passi e ci conduce all’eternità; Colui che un giorno sarà il nostro Giudice e, lo speriamo, la nostra eterna felicità; … che rivela che la morte, pur rimanendo atroce, non è assurda. … Egli ci ha mostrato che l’amore non è qualcosa che brilla, ma è qualcosa che consuma; che consuma fino alla croce, ma fa di ogni più piccola azione un avvenimento immenso, nel quale ci viene dato il Paradiso e nel quale possiamo dare il Paradiso”.
E ritorna in Mons. Bagnasco l’idea del “Ad Iesum per Mariam”, del finito che tende all’Infinito. Effettivamente – dobbiamo constatare – solo una fede così profonda e autentica può aiutare l’umanità a riscoprire il concetto di famiglia fondato sul matrimonio, l’argomento da cui la novena alla Madonna della Guardia era partita e che ne è costituito il percorso fondamentale fino alle celebrazioni conclusive.
PierLuigi Pastorino