domenica 7 settembre 2008

FESTA della GUARDIA 2008

Madonna della Guardia, prega per Genova e per il mondo intero.
La novena.
I festeggiamenti in onore della Madonna della Guardia quest’anno sono stati preceduti da una novena molto intensa, articolata in Lodi, Messa e Rosario quotidiani. Essa ha avuto come momento centrale l’incontro-dibattito del pomeriggio guidato dal Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara, dalle 15 alle 16,45 sotto gli alberi del piazzale per ragionare sul tema della famiglia “ in gruppo, alla buona, come un tempo faceva Gesù, che fosse sotto gli alberi o giù al porticciolo o su una barca o a cena dagli amici, sempre a disposizione per arrivare al cuore dei problemi ”.
Sono stati affrontati diversi aspetti della vita familiare, anche sulla base dell’esperienza del Punto Famiglia, il centro d’ascolto inaugurato esattamente due anni fa nel piazzale a lato della Basilica: educazione, fecondità, integrazione, fedeltà, valori, prendendo anche spunto dalla vita dei Santi del giorno, come Monica con la sua esperienza educativa e il figlio Agostino col suo cammino di ricerca. Ne è risultato il divario quasi costante tra la famiglia come l’ha voluta Gesù, attento all’anima, per la formazione intellettuale e spirituale della persona, e quella che si manifesta nella realtà sociale, pronta a inseguire obiettivi, spesso imposti da persuasori occulti, che si propongono come nuovi educatori con altri valori, come il successo, la forza, la bellezza.
La processione.
La sera di giovedì 28 agosto, vigilia della Festa della Madonna della Guardia, si svolgeva, a partire dalle antiche Fonti delle acque minerali, la processione verso il Santuario, che si snodava, in una faticosa salita, per alcuni chilometri.
La processione era presieduta dall’Arcivescovo di Genova, Card. Angelo Bagnasco, con la partecipazione del Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Palletti, e allietata dalla presenza del giovane Vescovo eritreo Mons. Kidane Yebio, eparca della diocesi di Kerem: erano presenti anche molti religiosi e fedeli, tra cui moltissimi giovani e numerose famiglie.
Il sole ormai volgeva al tramonto e, con i suoi giochi chiaroscurali, diffondeva i suoi raggi, dalle montagne all’intorno, alle sempre animate valli sottostanti, mentre, in lontananza, la giornata ancora limpida lasciava intravedere la città circondata dal suo mare: da lassù, sembrava che anche Maria volesse farsi presente in modo sensibile, per assicurare la sua protezione, come in un abbraccio, all’intera Genova che, da questi luoghi a Lei sacri, era pronta a renderle grazie nell’anniversario dell’Apparizione.
Come ha rilevato il Card. Bagnasco, il sacrifico del pellegrinaggio a piedi ricorda che tutto ciò che è buono e bello si deve conquistare con decisione e impegno, senza arretrare davanti alle difficoltà e alle prove, neppure di fronte a possibili sconfitte.
Genova sa – ha egli aggiunto – che alla sua grandezza spirituale, morale ed economica ha contribuito il duro lavoro di ognuno, ma anche la capacità di stringersi gli uni agli altri, come bene esprimono i nostri vicoli, in quello spirito di solidarietà umana e cristiana, in quella collaborazione di squadra, di concretezza, senza il quale una città non vive e non prospera, anzi declina.
La processione si è articolata in sette tappe fondamentali, scandite dalla recita del rosario e da canti mariani, ripercorrendo l’itinerario spirituale dell’umile pastorello Benedetto Pareto di fronte all’evento dell’apparizione avvenuta su questi luoghi oltre cinquecento anni fa, ma che – come ha spiegato il Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara – corrisponde all’itinerario spirituale di ognuno di noi. Esso inizia con la chiamata del Signore, una sorta di nostalgia del divino scritta nel cuore dell’uomo. Maria, infatti, disse a Benedetto: “ Accostati a me e non temere che sono io la Madre di Gesù ”; il che ricorda il “ Sono io, non temete “ di Gesù ai discepoli. Si svolge tra le difficoltà dell’ambiente: “ Sentendo sua moglie questo, lo riprese e dissuase “; il che ricorda nel Vangelo il “ Venne tra la sua gente e i suoi non lo accolsero “. Segue la rassicurazione di Maria: “ Non temere “, del tutto simile alla frase di Gesù: “ Sarò con voi tutti i giorni, sino alla fine “. E si conclude con la decisione di Benedetto: “ Farò quanto vi ho promesso “, come un’eco delle parole di Pietro: “ Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita “.
Verso la fine della processione, mentre si faceva buio, nei pressi della Cappella dell’Apparizione, è stato consegnato a ciascuno un piccolo cero spento, che il Cardinale ha acceso con una fiamma attinta all’interno della Cappella, un gesto simbolico che voleva significare la luce della fede che ha illuminato Benedetto e illumina ancora la nostra vita.
La Messa della Vigilia.
Al termine del pellegrinaggio, durante la Messa della vigilia, il Card. Bagnasco ha voluto affidare al cuore di Maria i nostri sacerdoti. Ha constato che quest’anno il Signore ha chiamato a sé non pochi di loro, malati e avanti negli anni, ma anche confratelli che erano in piena attività pastorale. Le vie di Dio – ha commentato – non sono le nostre vie, come ricorda l’Antico Testamento, e noi, alla luce di Cristo, crediamo che vi è sempre un disegno di bene anche quando non riusciamo a comprenderlo.
Ha, poi, detto che a lungo in questi mesi ha pensato e pregato su questa situazione e che con semplicità brevemente desiderava questa sera confidare il suo animo di padre e pastore ai presenti che rappresentano l’intera famiglia diocesana.
In primo luogo ha ricordato come i sacerdoti devono essere: servi del Vangelo umili, vigilanti e generosi. Devono essere servi umili, perché così il Signore li ha voluti: la Chiesa è la loro famiglia, ma non è loro proprietà; il Vangelo è il tesoro deposto nelle loro mani di pastori, ma non è a loro discrezione. Devono essere servi vigilanti, perché il tempo è nelle mani di Dio, che conta i nostri giorni, e la nostra patria è in Cielo: ciò libera la nostra libertà per essere, innanzitutto, – i sacerdoti – maestri di vera libertà, che è obbedienza, di fede e di amore, a Cristo e alla Chiesa. Devono essere servi generosi: non pigri e perditempo; non lenti e distratti. Lo spirito di Gesù è il grande protagonista dell’evangelizzazione e della nostra vita spirituale e della Chiesa. Ma ai sacerdoti tocca impegnare tutto il loro essere: tutto il loro tempo, tutte le loro energie, tutta la loro intelligenza, il loro cuore, la loro passione, le loro capacità, senza tenere nulla per sé, senza avarizie o lentezze.
Inoltre, il Card. Bagnasco ha ricordato che il Signore esorta i sacerdoti a stringersi maggiormente gli uni agli altri: si tratta di un avvicinamento di ordine spirituale, prima che pastorale. In forza del sacramento dell’ordine, – ha proseguito – i sacerdoti sono stati configurati a Cristo Buon Pastore, nonostante le loro povertà e le loro miserie. E’ questo vincolo specifico e indissolubile che lega i sacerdoti tra loro e che deve essere da loro stessi vissuto sempre meglio come una lieta responsabilità. La fraternità presbiterale, che nel vescovo diocesano ha il suo principio e il suo fondamento, – ha ammonito – li deve condurre a portarsi reciprocamente ogni giorno nella preghiera, a valorizzarsi nei talenti che Dio ha dato a ciascuno, a sostenersi con la parola anche davanti agli altri, ad aiutarsi con la collaborazione pastorale, sempre più necessaria, a soccorrersi nei bisogni personali, a stimolarsi verso la santità con l’esempio e, all’occorrenza, con una parola di fraterna correzione.
Il Signore Gesù – ha aggiunto il Cardinale – sollecita i sacerdoti a promuovere una maggiore collaborazione dei laici. “ Lo spirito distribuisce doni e carismi nella sua Chiesa: basta guardarci attorno e con prudenza discernere, ma anche con umiltà chiedere ai laici partecipazione e collaborazione “. La Chiesa – ha precisato – è una comunità dove tutti hanno pari dignità, quella dei figli di Dio, e diversità di compiti: il ministro è padre e pastore della comunità che il vescovo gli ha affidato; è, quindi, il centro che indica il vero centro, che è Cristo Eucarestia.
Il servizio laicale della Chiesa – ha considerato – non è dolorosa necessità della penuria del clero, ma è conseguenza del battesimo e della cresima ricevuti, che abilitano a essere protagonisti vivi della vita della Chiesa e testimoni convinti nel mondo. Certamente, il numero ridotto dei sacerdoti richiama, in modo più evidente e cogente, la partecipazione attiva dei laici, ricordando anche a loro quanto detto per i sacerdoti.
Infine, il Card. Bagnasco ha sottolineato l’importanza del grande bene del sacerdote nella Chiesa, come ha ricordato Benedetto XVI a Bressanone nell’incontro con il clero: senza sacerdote non vi è Eucarestia, non vi è perdono dei peccati e, senza questo, non vi è comunità cristiana. “ Non dobbiamo fantasticare situazioni diverse: il sacerdote sarà sempre punto fermo e indispensabile nella vita della Chiesa; dobbiamo, quindi, crescere nella stima e nell’amore verso di lui, come vedo spesso nella visita pastorale “.
Per questo ha chiesto di intensificare la preghiera e il sacrificio personali, in particolare con l’adorazione eucaristica e comunitaria, da farsi in tutte le parrocchie e in tutti gli istituti religiosi maschili e femminili della diocesi, almeno una volta alla settimana, per le vocazioni, in ginocchio davanti a Gesù Sacramentato: “ Una diocesi eucaristica sarà una diocesi ricca di vocazioni, sacerdotali, missionarie e religiose “.
La Messa Pontificale.
La splendida giornata della solennità della Madonna della Guardia è iniziata col saluto di pace del Card. Bagnasco ai fedeli collegati da tutto il mondo col Santuario alla Cappella dell’Apparizione. Quindi, Mons. Marco Granara, – alla presenza del Cardinale, del Vescovo Ausiliare Mons. Palletti e di Mons. Kidane Yebio, delle autorità cittadine, della banda di Ceranesi, delle Confraternite coi colossali Cristi, di numerosi sacerdoti e religiosi e di migliaia di fedeli di tutte le età che continuavano a salire qui da ogni parte della città – alcuni anche a piedi – ha dato lettura dell’atto del Notaio Badaracco che attesta i fatti dell’apparizione.
A questo punto è iniziata la processione al Santuario con l’arca e lo stendardo della Madonna, mentre veniva devotamente recitato il rosario e venivano intonati canti mariani sulle note della banda. Ha fatto seguito la Messa pontificale, presieduta dal Card. Bagnasco e con la partecipazione del Vescovo Ausiliare e di Mons. Kidane Yebio, in cui è stato ricordato dal Rettore che due anni fa proprio in questo luogo fu annunciata dal Card. Bertone la nomina ad Arcivescovo di Genova dell’allora Mons. Bagnasco, che, commosso, ha ringraziato la Madonna della Guardia che qui lo vide bambino coi suoi genitori.
Nell’omelia, il pensiero del Cardinale si è esteso al mondo. Quest’anno – ha esordito – il nostro pellegrinaggio è segnato da una particolare preoccupazione: la Madonna della Guardia guarda Genova; ma guarda anche il mondo.
“ In questo momento le tensioni sono molteplici e gravi: mi riferisco, soprattutto, alla situazione del Caucaso, che ha messo in seria difficoltà le relazioni est-ovest, riesumando fantasmi che speravamo sepolti per sempre “.
Ma ha aggiunto che vi sono tante altre situazioni, dimenticate e per nulla risolte, di guerre locali, di conflitti e di ingiustizia, in tante parti del mondo, a partire dal continente africano. I mezzi di comunicazione – ha aggiunto –, di solito, non ne parlano; ma i missionari, religiosi e laici, là vivono ogni giorno insieme alle popolazioni colpite, insieme alla povera gente che, come sempre, è la più esposta, soffre e muore.
Che cosa possiamo fare noi? – si è domandato il card. Bagnasco.
Qui, ai piedi della S. Vergine, – ha prontamente risposto – il nostro primo compito è pregare: pregare seriamente, e fare penitenza; offrire alla Madonna per i troppi nostri fratelli che vivono la brutalità delle guerre i nostri sacrifici, le rinunce a piccoli benesseri perché, nell’economia della grazia e della comunione dei Santi, possano sollevare i gravissimi disagi ai quali tanti fratelli sono sottoposti. E, poi, occorre partecipare a quanto la “ Caritas “ nazionale, attraverso le “ Caritas “ diocesane, sta operando per portare in quei territori i soccorsi di prima necessità: speriamo che l’opinione pubblica, sempre così pronta ad essere visibile e rumorosa in occasioni simili, si mostri altrettanto presente ed efficace.
Ma – ha egli rilevato – vi è anche un’altra situazione molto triste di sofferenza e di morte, sulla quale ha detto di non sentire particolari reazioni di sincero sdegno, di condanna chiara e di richiamo forte: le persecuzioni sanguinose contro i Cristiani in alcuni Paesi del mondo. La libertà religiosa – ha ammonito – è un diritto umano preciso, che fa parte della Carta dei diritti universali; dovrebbe ormai appartenere alla coscienza dell’umanità, ma così, purtroppo, non è, perché non tutto ciò che è scritto sulle Carte, anche le più solenni, è scritto anche nelle menti e nei cuori.
La Chiesa – ha constatato – non ha paura delle persecuzioni, comunque si presentino: fanno parte della fede; duemila anni di storia ne sono segnati in modo luminoso, ricordando le parole di Tertulliano: “ Sanguis martirum semen Christianorum “.
Ma – ha aggiunto – non possiamo non alzare la voce, come ha fatto il Santo Padre Benedetto XVI, e dire che è ingiusto, e che la libertà religiosa e di culto è un diritto per tutti, nel rispetto della sicurezza sociale. Se la giustizia è – come ricorda S. Tommaso – “ dare a ciascuno il suo “, essa comincia proprio dal riconoscere questo fondamentale diritto: il diritto alla libertà religiosa, fonte di ogni altro.
Il Cardinale ha espresso alla Madonna della Guardia il comune desiderio di giustizia e di pace per noi, per le nostre famiglie e per quelle terre oggi particolarmente ferite; ha affidato a Lei i nostri fratelli che vivono le sofferenze delle guerre e i loro morti, chiedendo per i responsabili delle nazioni onestà e saggezza.
La Messa del pomeriggio.
Nella Messa del pomeriggio, non così solenne come quella del mattino ma parimenti raccolta, il Card. Bagnasco ha inteso affidare alla Madonna, in modo particolare, il prossimo piano pastorale – che, essendo triennale, è quello dell’anno scorso e che sarà quello dell’anno ancora successivo – e che ha al suo centro la famiglia, che ha definito “ la grande realtà insidiata dei nostri tempi, il tesoro perenne, permanente dell’umanità intera, non solo della Chiesa “.
In Italia, dal Nord al Sud, – ha egli constatato – nonostante tutto, il senso della famiglia è ancora molto diffuso e molto radicato; per questo, egli ha esortato i fedeli a non imitare nessuno, ma a restare bene ancorati alle tradizioni più vere, più grandi, più nobili, per il bene nostro e come esempio per tutti.
Ha quindi affidato alla Madonna le famiglie della nostra diocesi, in particolare le più giovani e quelle che stanno attraversando qualche difficoltà particolare. Maria, infatti, – ha rilevato – a Nazareth era la sintesi, il perno della Sacra Famiglia, come ogni mamma, come ogni sposa, è perno, è cuore della famiglia, con quelle doti di sensibilità, di attenzione, di preveggenza, di determinazione, di spirito di sacrificio che, senza volere diminuire niente a nessuno, sono insiti nel cuore della donna, perché la maternità è la sua.
Ha poi dichiarato che il piano pastorale prevede la promozione della famiglia, la sensibilizzare culturale al valore insostituibile e ineguagliabile insito nella famiglia fondata sul matrimonio e, soprattutto, al dono dei figli, frutto dell’amore, futuro della Chiesa e della società intera, cercando modi nuovi – se esistono – o, comunque, di consolidare e motivare quelli che già stiamo percorrendo, sull’esempio di tutte le diocesi del mondo.
Ha esortato i genitori a non temere nulla rispetto all’educazione dei figli: tutto ciò che essi seminano di buono, di fede, di preghiera, di esempio, di Vangelo non va perduto; prima o poi germoglierà: ne sono testimoni i sacerdoti e anche tanti devoti.
E’ passato, quindi, a una considerazione di carattere più generale sui tanti fatti di violenza, di sopraffazione che in questi ultimi tempi vedono protagonisti, non di rado, purtroppo, anche minorenni. In proposito, ha commentato che, se è giusto che si mettano in atto dei provvedimenti – perché giustizia, prevenzione e repressione sono necessari per la convivenza sociale –, questi non sono tuttavia sufficienti, perché si tratta di fatti che indicano un gravissima povertà culturale, un enorme e dilagante vuoto interiore, una sterminata noia dello spirito, una grande malattia dell’anima.
E’ questo il punto: il rimedio è quello educativo, è quello della formazione morale, spirituale, intellettuale, in una parola la formazione dell’anima, perché il vuoto conduce alle cose più terribili. E’ l’emergenza educativa di cui il Santo Padre parla frequentemente, come un allarme per l’Occidente, in modo particolare, e per la nostra Europa, in modo ancora più urgente; ed è su questo versante dell’educazione e dell’istruzione che tutti i soggetti responsabili devono mettersi insieme e, nel rispetto dei propri compiti e delle proprie funzioni, operare per il bene dei nostri giovani.
Noi Chiesa – ha ricordato – abbiamo duemila anni di storia educativa, formativa; e cercheremo sempre più di essere all’altezza per aiutare i genitori che sono i primi e insostituibili educatori dei figli e che devono essere incoraggiati, perché sono troppo spaventati di fronte al compito educativo, che è straordinariamente difficile. Occorre anche aiutare la scuola, soprattutto le scuole cattoliche che da secoli, per non dire da millenni, hanno svolto e costruito un patrimonio culturale, spirituale, religioso e sociale incommensurabile che non possiamo vedere sperperato per motivi puramente organizzativi ed economici. Tutti i soggetti educativi, tutti i soggetti responsabili, anche i mezzi di comunicazione, – ha concluso il Cardinale – hanno una gravissima responsabilità educativa verso i nostri giovani.
Questi giorni di festa in onore della Madonna della Guardia, in questo Santuario carissimo non solo a Genova a ma all’intera Liguria, sono stati ancora una volta la testimonianza di come il popolo della nostra terra abbia nel cuore Maria Santissima, quanto la devozione sia radicata nel cuore della nostra gente, perché Maria è la Madre di Dio ed, essendo la Madre di Dio, noi tutti, con la semplicità e la profondità della fede, ci sentiamo suoi figli, e lo siamo realmente. Così il Card. Bagnasco ha potuto constatare con soddisfazione e ha concluso sollecitando a coltivare questa devozione dovunque e sempre.
PierLuigi Pastorino

domenica 25 maggio 2008

VISITA di PAPA BENEDETTO XVI alla GUARDIA

Il Papa Ratzinger alle radici della spiritualità mariana in un luogo di fede simbolico legato al nome Benedetto.
Alle 20,17 di sabato 17 maggio 2008 Papa Benedetto XVI è partito in elicottero dalla Darsena di Savona e ha raggiunto l’aeroporto di Genova “ Cristoforo Colombo “: di qui – annullata la programmata prosecuzione in elicottero fino al Santuario della Guardia a causa della nebbia – egli, dopo aver percorso sulla Mercedes blu targata SCV 1 un tratto dell’autostrada A/7, rimasta per l’occasione chiusa al traffico, è uscito dal casello di Bolzaneto e ha, quindi, raggiunto alle ore 21,45, con un’ora circa di ritardo rispetto all’orario previsto, a causa del maltempo, il piazzale laterale del Santuario. Anche questo tratto di strada, ripido, stretto e tortuoso, è rimasto eccezionalmente chiuso al traffico.
Erano ad accoglierlo, oltre a numerosi fedeli che festosamente gridavano “ Viva il Papa “, le autorità civili e religiose. Erano, in particolare, presenti: il Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando; il Presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto; il Sindaco di Ceranesi Omar Calorio; il Sindaco di Genova Marta Vincenzi; l’Ambasciatore italiano presso la Santa Sede S.E. Antonio Zanardi Landi; il Vescoovo Ausiliare della Diocesi di Genova Mons. Luigi Palletti; il Rettore del Santuario della Guardia Mons. Marco Granara; il Vice-Rettore don Pierluigi Parodi.
Dopo la cena preparata da ristoratori genovesi, il Papa si è ritirato nella stanza preparatagli al terzo piano dell'edificio del Santuario, in cima alla bassa torre sulla navata destra, dove hanno dormito tutti gli arcivescovi genovesi.
Il giorno successivo, la visita di Papa Benedetto XVI al Santuario della Guardia, durata non più di venti minuti, è stata la più breve tra le cerimonie della sua domenica genovese, ma, dal punto di vista spirituale, è stata certamente la più intensa, come egli stesso ha lasciato intendere prima della recita dell’ “ Angelus “ in Piazza Matteotti: “ Il mio pensiero ritorna naturalmente al Santuario di Nostra Signora della Guardia, dove questa mattina ho sostato in preghiera “.
Ben dovevano immaginarlo i numerosi fedeli perché - appena si è aperta di buon mattino - la Basilica già a stento riusciva a contenerli tutti: terminata la prima messa, alle nove in punto la loro emozione si è tradotta in un grande applauso quando, dopo la lunga attesa, è come apparso il Santo Padre seguito dal suo segretario, Mons. George Genswein, da visi noti come il Card. Tarcisio Bertone, il Card. Angelo Bagnasco, i Vescovi liguri, nonché da molti altri prelati della curia romana, tra cui Mons. Guido Marini, maestro delle cerimonie pontificie, mentre il Rettore, Mons. Marco Granara, visibilmente commosso, era pronto ad accogliere tutti.
“ Pietro – aveva avvertito il Card. Bagnasco nell’ultimo pellegrinaggio mensile al Santuario della Guardia – sta per arrivare a Genova, sta per venire da noi, con tutta la dolcezza e con tutta la forza del carisma suo della verità e della carità. Saremo noi assenti, saremo noi poco affettuosi con lui, faremo mancare a lui il segno, la presenza, l’abbraccio, la forza della nostra fede, della nostra gratitudine, del nostro affetto? Non sarà così “.
E così non è stato, nonostante la pioggia scrosciante di questi giorni, che già la sera precedente aveva avvolto, insieme alla nebbia, il Papa al suo arrivo al Santuario sulla Mercedes blu, invece che sul programmato elicottero, mentre le campane suonavano a festa in quell’atmosfera un po’ rarefatta dal traffico automobilistico completamente bloccato e dal percorso costellato dalle tende improvvisate dagli agenti della forza pubblica.
Il Sommo Pontefice – aveva ancora detto il Card. Bagnasco – è veramente colui che ha ricevuto da Cristo l’eredità di Pietro di confermare la Chiesa intera sul vero volto di Gesù: e con questo spirito i fedeli lo accoglievano in Basilica, cercando di stringergli la mano o di baciargli l’anello, mentre egli, festoso, cordialmente ricambiava dirigendosi lentamente all’altare.
Lì il Santo Padre, raccolto in preghiera, ha come attinto nuove energie alle radici della sua spiritualità mariana: la Madonna della Guardia è infatti strettamente legata al nome di Benedetto.
Benedetto è il nome di colui al quale la Madonna apparve sul Monte Figogna nel 1490; Benedetto XV fu il Papa genovese che nel 1915 conferì al Santuario il titolo di Basilica Minore e fece poi collocare nei Giardini Vaticani una riproduzione della cara effigie della Madonna della Guardia; Benedetto XVI è il Pontefice segno dei nostri tempi. E, come egli ha ricordato ancora all’ “ Angelus “, la Madonna nella sua prima apparizione alla Guardia disse a Benedetto Pareto, inquieto perché non sapeva come rispondere all’invito di costruire una chiesa in questo luogo tanto remoto della città: “ Confida in me: i mezzi non ti mancheranno. Mantieni solo ferma la tua volontà “.
Doveva essere una visita privata, e così certamente è stata, pur tra le centinaia di fedeli: un Tu per Tu di Benedetto XVI con Maria. Nessuno sa ciò che egli Le ha confidato dal segreto del suo cuore, ma, ancora una volta, l’ “ Angelus “ ci lascia trapelare qualcosa.
“ Un’antica preghiera, assai cara alla tradizione popolare, - ha egli poi detto in questa occasione - ci fa rivolgere a Lei queste fiduciose parole, che oggi facciamo nostre: “ Ricordati, o Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso al tuo patrocinio, abbia implorato il tuo aiuto, chiesto la tua protezione, e sia stato abbandonato ”.
Nell’intimità del Santuario della Guardia, chi ha avuto la grazia di esservi presente – e “ di grande grazia “ ha sempre parlato l’Arcivescovo di Genova, Card. Angelo Bagnasco, nel periodo di preparazione alla visita del S. Padre – ha colto con immediatezza questo atteggiamento spirituale di Benedetto XVI, peraltro già noto dai suoi scritti, sempre profondi e spesso teologicamente elaborati: una grande semplicità di cuore nel suo totale abbandono a Maria, che lascia l’impronta indelebile e dolce di un insegnamento, quasi materno, a imitarlo.
Riaffiorano alla mente le parole da lui pronunciate all’inizio del suo pontificato: “ Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto permanente. Andiamo avanti; il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte “.
Nel silenzio di questo monte, luogo privilegiato dalle apparizioni mariane, a diretto contatto col divino e lontano dalle suggestioni del mondo, Papa Benedetto ha direttamente percepito Genova nella sua realtà religiosa, nel tempo e nello spazio: nel tempo, col suo ricco bagaglio di santità, ora – divenuta città multietnica – tutta protesa verso il futuro; nello spazio, perché – porta del Mediterraneo, come l’ha definita nei successivi incontri della giornata – è naturale punto di confluenza tra l’Europa, innestata nelle sue radici cristiane, e il resto del mondo per dare sbocco alla sua connaturale vocazione missionaria.
Ricordava spesso il Card. Siri da questi luoghi che Maria ha sempre scelto per le su apparizioni l’intimità di un monte e soleva aggiungere che la sua altezza ci fa rivolgere lo sguardo verso i valori più elevati, verso Dio. Anche nella Bibbia il monte è luogo privilegiato dell’incontro col Padre, simbolo della fedeltà del Signore, prescelto dallo stesso Gesù in momenti importanti o cruciali o, semplicemente, per sentirsi più vicino a Lui. Recita il Salmo: “ Alzo gli occhi verso il monte; il mio aiuto verrà dal Signore “ ( Salmo 121 ).
E’ indubbiamente con questi sentimenti che il Sommo Pontefice ha compiuto il suo atto successivo al Santuario della Guardia: il dono di una rosa d’oro - simbolo di un amore grande, come rilevava il Card. Bagnasco nell’ultimo pellegrinaggio al Santuario; antico riconoscimento che i papi conferivano a regine o imperatrici che si erano distinti per particolari meriti nei confronti della cristianità o dei popoli o anche a Santuari rinomati e celebri, come ha ricordato con emozione il Rettore Mons. Granara.
La rosa, di grandezza naturale, sul suo stelo e col bocciolo semiaperto, è stata collocata dal Santo Padre sull’altare e lì è rimasta durante tutta la cerimonia, fiore straordinario così sbocciato nel mese di maggio al Santuario della Guardia.
Il Card. Bagnasco, a sua volta, gli ha consegnato il regalo del Santuario: una cartellina in pelle bianca con l’immagine della Madonna della Guardia in filigrana di Campoligure, una pergamena con la copia dell’atto notarile che conferma le origini del Santuario e le personali intenzioni sottoscritte dai genovesi.
Si tratta dei cinque impegni del buon cristiano. Sì, - aveva scritto su un volantino Mons. Marco Granara - la Madonna conta su di te per “ ricostruire “ coscienze, famiglie, ambienti, come contò su Benedetto Pareto. Se per questo impegno pensi di poterti impegnare su questi 5 punti …
Molti vi hanno aderito, e quell’impegno è stato ora consegnato nelle mani del Santo Padre: impegno a crescere nella vita di Fede nella propria comunità cristiana e a testimoniarla in coerenza di vita; a pregare, leggendo il Vangelo ogni giorno; a far conoscere la Madonna, il suo Santuario e le sue proposte di bene; a promuovere pellegrinaggi di amici alla Guardia; a tenere gli occhi aperti ( “ Osservatorio “ ), a pregare per la tua gente vicina ( “ Oratorio “ ), a rimboccarsi le maniche ( “ Laboratorio “ ) soprattutto per la ricostruzione con Maria della Famiglia.
Benedetto XVI ha quindi recitato una preghiera alla Madonna della Guardia, da lui composta davanti alla cappella della Guardia collocata nei Giardini Vaticani, dove quotidianamente egli conclude la recita del Rosario.
“ O Vergine Maria, che dall’alto del tuo Santuario vegli su questo popolo a Te devoto, benedetta sei Tu fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno Gesù “, ha egli esordito, riaffermando il legame, in cui sembrava riconoscersi, tra il nome di Benedetto e la Madonna della Guardia.
“ A Te, Santa Vergine della Guardia, all’inizio del nuovo millennio, la Città di Genova rinnova il suo affidamento, memore delle sue avite tradizioni di limpida fede, di intraprendenza operosa, di magnanima carità “ è stato il momento centrale della sua preghiera.
Egli si è posto, in tal modo, sull’esempio del suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, che durante la sua seconda visita pastorale a Genova del 14 ottobre 1990, in occasione del quinto centenario dell’apparizione, così affidava la città a Maria: “ O Vergine gloriosa e benedetta, grande Madre di Dio, Maria Santissima, rivolgi il tuo sguardo su questo popolo, che, incoraggiato dalle parole del tuo Figlio Gesù sulla croce “ Ecco la Madre Tua “ ( Gv 19, 27 ), desidera affidarsi alla tua celeste protezione “.
Non possiamo dimenticare - in questa giornata dedicata alla SS. Trinità - le parole con cui mirabilmente l’allora Arcivescovo di Genova, Card. Giovanni Canestri, ispirandosi a S. Luigi Maria Grignon de Montfort ( “ Trattato della vera devozione a Maria “, 120 ), spiegava il significato di questo atto di affidamento: “ Chi compie l’atto di affidamento a Maria non vive, non pensa, non decide, non agisce più da solo, ma con Maria e come Maria vuole vivere, pensare, decidere e agire in Cristo, con Cristo e per Cristo a gloria del Padre nell’unità dello Spirito Santo. Quindi l’affidarci a Maria ci rende partecipi del suo stesso modo di vivere. E’ ora legittimo concludere che l’affidamento a Maria è un atto che assurge a grande importanza nella storia della nostra Chiesa particolare e può essere decisivo nella vita dei singoli e delle comunità locali “ ( Lettera Pastorale del 15 luglio 1990 ).
“ E Tu, o Vergine Santa - beata perché hai creduto alla parola del Signore - fa’ di noi altrettanti coraggiosi testimoni di Cristo “ pregava allora Papa Giovanni Paolo II. E, proseguendo nel suo insegnamento, Papa Benedetto XVI così oggi implorava, con le parole e i gesti a cui siamo ormai abituati: “ Insegnaci ad ascoltare il tuo figlio Gesù e a fare quello che egli nel suo Vangelo ci dice, per testimoniarlo con la coerenza della vita, restando liberi dalle suggestioni del mondo e aperti sempre alle interiori mozioni dello spirito “.
In questa invocazione, accompagnata dal suo sorriso dolce e composto, è racchiuso tutto l’insegnamento e l’augurio della breve ma straordinaria e indimenticabile visita di Papa Benedetto XVI al Santuario della Guardia, conclusasi con la sua solenne benedizione apostolica.
E la sua figura, al canto di “ Vergine Benedetta “, ormai solennemente sfumava e si confondeva col quadro – olio su tela ( 1,30 x 1,50 ), del pittore Giorgio Oikonomoy - donatogli dalla diocesi e che rappresenta Benedetto XVI in preghiera, intensa ma serena, con le mani giunte davanti alla Madonna, la cui veste agitata dal vento indica i problemi dell’umanità.
PierLuigi Pastorino