domenica 11 settembre 2005

FESTA della GUARDIA 2005

In pellegrinaggio al Monte Figogna la sera del 28 agosto.
In sul far della sera della vigilia della solennità della Madonna della Guardia, il 28 agosto scorso, mentre – dopo le incessanti burrasche dei giorni precedenti – il sole effondeva tra le nubi ancora fitte una nuova luminosità di un rosso intenso, iniziava dalle Fonti delle acque minerali sul Monte Figogna il grande pellegrinaggio presieduto dal Cardinale Arcivescovo, che si snodava per quattro chilometri fino al Santuario.
Dall’alto di questo Santuario – da dove lo sguardo spazia sull’intera città, sicuro della materna protezione di Maria – la devozione della Chiesa genovese, qui convenuta numerosa per le celebrazioni conclusive delle festività in suo onore, appariva antica e, al contempo, completamente nuova.
Appariva antica non solo per la sua ben radicata tradizione, ma anche perché quest’anno si ricordano i 515 anni dell’Apparizione; e proprio per questo appariva completamente nuova, perché – come ha ricordato il Rettore, Mons. Marco Granara, spiegando il significato di queste celebrazioni – la richiesta di Maria di costruire il Santuario è ancora attuale: oggi vuole essere un invito, coerente con quello delle origini, a penetrare nell’interiore dell’uomo, a ricostruire insieme a Lei la famiglia, la società, l’edificio della vita civile.
E proprio per questo, ancora, dopo i progetti, i dibattiti, gli incontri di preghiera degli ultimi dieci giorni, guidati dal Rettore nel boschetto della Cappella dell’Apparizione – da lui denominati significativamente “ il Cantiere della ricostruzione “ – le celebrazioni stesse, con la presenza del Cardinale, nei loro momenti conclusivi hanno assunto qui in alto una particolare solennità e valenza. Ricordava spesso il Card. Siri da questi luoghi che Maria ha sempre scelto per le sue apparizioni l’intimità di un monte e soleva aggiungere che la sua altezza ci fa rivolgere lo sguardo verso i valori più elevati, verso Dio. Anche nella Bibbia il monte è luogo privilegiato dell’incontro col Pade, simbolo della fedeltà del Signore, prescelto dallo stesso Gesù in momenti importanti o cruciali o, semplicemente, per sentirsi più vicino a Lui. Recita il Salmo: “ Alzo gli occhi verso il monte; il mio aiuto verrà dal Signore “ ( Sal. 121 ).
Ad animare il pellegrinaggio è stato, per l’occasione, un folto gruppo di giovani di ritorno dalle Giornate Mondiali della Gioventù di Colonia sotto la guida di don Nicolò Anselmi, che, col cuore pieno della luce che illuminò i Magi, hanno testimoniato la loro entusiastica esperienza di fede tra la recita di un mistero del rosario e l’altro. Da Colonia essi sono ripartiti per portare qui, insieme all’incenso che hanno simbolicamente distribuito a ciascuno, una grande speranza, senza peraltro perdere di vista le innumerevoli difficoltà e pericoli del nostro tempo: lo stesso Papa Benedetto XVI nell’ “ Angelus “ odierno, ricordando il tema delle Giornate della Gioventù “ Come i Magi, siamo venuti ad adorarlo “, ha affermato che “ il cristiano è contemporaneamente uno che cerca e uno che trova. E’ proprio per questo che rende la Chiesa giovane, aperta al futuro, ricca di speranza per l’intera umanità “. E, parafrasando S. Agostino, di cui oggi ricorre la festività, ha aggiunto che “ la scoperta del volto di Dio non si esaurisce mai “.
Questi giovani hanno, in particolare, rievocato l’insegnamento del S. Padre a Colonia, secondo cui i Magi sono stati i primi di una lunghissima schiera di persone che hanno cercato la strada di Dio, la schiera dei tanti Santi in cui Dio ha aperto il suo Vangelo e indica la strada della felicità, fosse anche nel dolore e nella sofferenza.
Il Card. Bertone, nella sua dotta e complessa omelia durante la Celebrazione Eucaristica, prendendo spunto dalle letture della liturgia, - e, in particolare, del libro del Siracide, che rappresenta la Sapienza come una donna perfetta nelle sue virtù – ha affrontato un aspetto di grande attualità dell’immagine di Maria: Maria figlia di Sion, prefigurazione delle radici cristiane dell’Europa e dell’umanità intera.
Egli ha spiegato che, fin dai primi tempi del Cristianesimo, la madre di Gesù – che ha educato il Figlio alla fede e ha indirizzato anche i primi passi degli Apostoli – è stata considerata la piena realizzazione della Sapienza. Maria – ha aggiunto il Cardinale – è l’Arca dell’Alleanza, che custodisce non più semplicemente le Tavole di pietra del Vecchio Testamento, ma l’Alleanza nuova e vivente di Dio con l’umanità. Maria – ha egli continuato – è donna di Israele e che, nello stesso tempo, prende in eredità Israele: ella ha concentrato in sé le ricchezze del popolo eletto da Dio e lo conduce alla salvezza. Papa Ratzinger – ha egli rilevato – ha raffigurato Maria come il passaggio tra le due ampolle della clessidra, in cui il tempo si apre all’eterno.
In Lei – ha ancora detto il Card. Bertone – si ritrovano le grandi donne della storia di Israele: le mogli dei Patriarchi che contribuirono virtuosamente alla salvezza del loro Popolo, i modelli dell’educazione alla fede come Sara e Rebecca, le coraggiose guide come Giuditta e Deborah e le coraggiose ricercatrici della giustizia come Ester. In Maria – ha ribadito – si è manifestata la fedeltà di Israele anche quando il resto del Popolo di Dio faceva scelte diverse, diventando, in tal modo, un ramo fecondo su cui si innestano tutti i popoli della terra.
Il Card. Bertone, richiamandosi ai recenti insegnamenti di Papa Benedetto XVI a Colonia, che – ha precisato – deriva il suo nome dall’essere stata una colonia romana, ha ammonito i cattolici a ricercare gli elementi che ci uniscono, e non quelli che ci dividono dagli Ebrei, definendoli, secondo l’espressione di Giovanni Paolo II, i nostri “ fratelli maggiori “.
Egli ha così individuato tre livelli di ricerca: conoscenza reciproca, apertura al dialogo e nuova valutazione teologica. Ha poi sottolineato che c’è tra noi un inestimabile patrimonio comune: soprattutto egli ha posto l’accento sul Decalogo, che è un dono che, da solo, può trasformare la convivenza sociale e – ha aggiunto con le parole di S. Paolo – i doni di Dio sono irrevocabili. Esso – ha detto appassionatamente – ci sollecita a collaborare insieme per la difesa e la promozione dei diritti dell’uomo e della sacralità della vita umana, per i valori della famiglia, per la giustizia sociale e per la pace nel mondo. Il Cardinale ha anche citato l’invito di Benedetto XVI ai giovani riuniti a Colonia: “ Sappiate riconoscere nel Decalogo la lampada per i vostri passi, la luce per il vostro cammino “ [ dai Sal. 119, 105 ].
Egli ha terminato l’omelia invocando la Madonna della Guardia affinché illumini l’umanità a riscoprire in Lei le sue comuni radici cristiani e non, piuttosto, - come ha affermato di recente qualche intellettuale – le sue radici pagane. Chi incontra Maria – ha concluso – diventa costruttore di unità e collabora al grande desiderio di Gesù per i suoi discepoli, gli apostoli ebrei nel cenacolo come le generazioni del terzo millennio: “ Che siano uno, perché il mondo creda “.
Al Santuario della Guardia insieme, per onorare Maria.
Nella splendida mattinata del 29 Agosto, Festa anniversaria della Madonna della Guardia, prima della Supplica nella Cappella dell’Apparizione, il Rettore del Santuario, Mons. Marco Granara, ha dato lettura del più antico documento fino a noi pervenuto dell’Apparizione stessa: si tratta di un’attestazione giurata dei fatti appresi dagli abitanti della vicina frazione di Livellato, resa nel 1530, conservata presso l’Archivio della Curia di Genova e, quindi, redatta nel 1629 dal Notaio Badaracco, che dimostra anche le molte difficoltà incontrate da Benedetto Pareto prima di arrivare a erigere la Cappella, come la Madonna gli aveva comandato.
Mentre iniziava la tradizionale processione con i colossali “Cristi“ delle Confraternite liguri e con l’Arca della Madonna, guidata dal Cardinale Arcivescovo e dal Vescovo Ausiliare, Mons. Luigi Palletti, Mons. Granara invocava la Madonna della Guardia affinché ognuno possa costruire nel suo cuore il Santuario di Dio. Davanti a questi “Cristi” tanto pesanti, così pregava:
“ Vorremmo portarti, o Signore, anche noi, ovunque ci troviamo. Chiediamo anche noi alla Madonna della Guardia di essere portatori del Crocifisso, insieme a tante mamme e a tanti padri di famiglia. Fa’ che anche noi possiamo stare con te sotto la Croce, renderTi grazie, o Gesù “.
Successivamente, mentre il Coro di Livellato intonava le note del “Salutata est” e la banda di Ceranesi proseguiva con canti mariani, iniziava la imponente Messa Pontificale presieduta dal cardinale, con la presenza di molte autorità e con la partecipazione di numerosi fedeli che, non potendo il Santuario contenerli tutti, erano stipati anche dinanzi al’antistante sagrato.
Il Cardinale, nell’omelia, ha affrontato il difficile problema della famiglia di oggi: “ Non c’è bisogno di tante analisi sociologiche – egli ha esordito – per comprendere i fattori di una crisi di quella che è la cellula del nostro sistema civile “. La Chiesa, attraverso le tante associazioni e movimenti, - ha proseguito – cerca di tendere una mano per salvare la famiglia: è evidente il suo implicito riferimento alla lunga serie di direttive che in questi ultimi tempi essa, con materna sollecitudine, ha trasmesso per difendere la vita, l’amore coniugale, i i diritti dell’uomo. Non si possono dimenticare le parole accorate della “Gaudium et spes“ con cui la Chiesa si pone a servizio della famiglia moderna o i più recenti documenti di Giovanni Paolo II: dalla “Familiaris consortio“ alla “Mulieris dignitatem“, dalla “Lettera alle famiglie“ del ’94 alla successiva enciclica “ Evangelium vitae “.
Anche lo Stato – ha continuato il Cardinale – interviene con leggi a favore, perché non manchi il lavoro, la casa, l’istruzione, la salute: ma ciò non è ancora sufficiente e proporzionato ai bisogni della famiglia. Significativo è il suo ammonimento: “ Ho già chiesto diverse volte al mondo politico, specie quello cattolico, di mettere al centro la priorità della famiglia attraverso scelte precise: il quoziente fiscale, le agevolazioni lavorative per i genitori, una forte politica per dare lavoro stabile ai giovani. E penso al modello francese, dove i contributi alle famiglie sono proporzionali non solo al reddito, ma anche al numero dei figli. Sono proposte largamente inattuate che oggi rinnovo “.
Egli ha quindi espresso, in sostanza, il pensiero della Chiesa sulla famiglia, che ha profonde radici teologiche: la famiglia è stata definita una piccola Chiesa e si potrebbe capovolgere il concetto e dire che la Chiesa è - o dovrebbe essere – una grande famiglia.
Il Card. Bertone ha, a questo punto, approfondito il rapporto famiglia-vocazione da lui già tratteggiato nella lettera pastorale sulla vocazione “Il tesoro nascosto e la perla preziosa” [ in partt., capp. 14 e 31 ] e, ancor prima, nella programmazione pastorale “Coraggio, Chiesa di Genova il Signore ti chiama [ in partt., capp. 28 ss. ], la quale si ricollegava, a sua volta, al documento del Card. Tettamanzi “Famiglia, dove sei?”.
Allora egli diceva “ Ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di fondamentale importanza, come focolari di fede viva e irradiante [ L. P., 14 ]. Oggi precisa: “ La famiglia non può diventare cristiana con una specie di verniciatura esterna di “ valori “ o “ pratiche “: questo, anzi, la espone al rischio serio di un fallimento “.
Perciò, il Cardinale ha messo in rilievo le non poche analogie tra la vicenda di Benedetto Pareto e il messaggio di Benedetto XVI a Colonia.
La Madonna – ha egli detto – appare a Benedetto Pareto e gli chiede un salto di qualità: non solo tempo o denaro, ma qualcosa di più radicale: il dono di se stesso. Similmente, - ha aggiunto – la famiglia esige dagli sposi il dono completo di sé, secondo lo stile di Dio. E questo corrisponde anche a quanto il Papa meravigliosamente dice dei Magi: “ Volendo riconoscere questo bambino come il loro Re, ora imparano che ciò non può essere realizzato semplicemente per mezzo di comandi, dall’alto del trono. Ora imparano che devono donare se stessi: un dono minore di questo non basta per questo Re “.
Perciò, il Cardinale ha esortato i fedeli a fidarsi di Dio, come ha fatto Benedetto Pareto e come ci insegna il Santo Padre Benedetto XVI: “ Quante famiglie ha accompagnato la devozione alla Madonna della Guardia “.
Certo, - ha egli osservato – come Benedetto Pareto gli sposi possono spaventarsi, constatando la propria fragilità e dubitare delle proprie forze: le esigenze del vangelo ci possono sembrare troppo grandi per la nostra piccola vita; ma quanto richiesto dalla parola di Dio “ non è troppo alto per te né troppo lontano da te, perché è molto vicino a te, è nel tuo cuore perché tu la metta in pratica [ Dt 30, 14 ]. “ Non ci spaventiamo di come siamo – ha detto paternamente – ma abbiamo fiducia di come possiamo diventare “.
Il Cardinale ha concluso l’omelia incoraggiando i presenti a fidarsi di Dio e a partire da questo santuario con un vivo desiderio di costruire insieme ai nostri familiari un edificio accogliente al Signore.
La Messa solenne del pomeriggio del 29.
Nel primo pomeriggio del 29 Agosto, dopo che molte persone erano ormai ritornate in città e altre ancora, anche a causa della bella giornata, continuavano a salire al Santuario – chi a piedi o in bicicletta o chi con i più moderni mezzi di trasporto – il Cardinale Arcivescovo celebrava una seconda messa solenne, dagli esiti più intimi e raccolti.
Egli ha invocato il Signore per le tante necessità dei fedeli genovesi e ha affidato a Maria le imminenti vicende della diocesi, come il nuovo anno pastorale, la visita pastorale ai sacerdoti e la costituzione del nuovo Seminario interdiocesano, chiedendo a Lei, in particolare, il dono per tutta la Liguria di sante e numerose vocazioni.
Nell’omelia, il Card. Bertone ha, innanzi tutto, delineato la figura umana e spirituale di tre Papi molto devoti alla Madonna della Guardia: quella del papa genovese Benedetto XV, esile e fragile; quella di Giovanni Paolo II, maestosa e atletica, e quella dell’attuale Pontefice benedetto XVI, forte e delicata.
Egli ha, quindi, rilevato che anche la loro devozione alla Madonna della Guardia assume connotazioni differenti e ne ha individuato la tipologia.
Benedetto XV tante volte, da giovane, salì da Pegli al Santuario e, divenuto Papa, lo definì “ il santuario principe della ligure terra “, gli concesse il titolo di Basilica Minore e fece erigere una statua in onore della sua madonna nei Giardini Vaticani, dove è rimasta per la devozione dei suoi successori.
Giovanni Paolo II venne personalmente qui due volte: nel 1985 e, successivamente, per i 500 anni dell’Apparizione, nel 1990. Egli affermava: “ Rimango sempre un fedele pellegrino, almeno spirituale, della Vergine della Guardia di Genova “. Il Cardinale ha osservato, con filiale rimpianto, che ora il suo pellegrinaggio è terminato, è arrivato alla meta e non possiamo dubitare che ad attenderlo ci sia stata anche la Vergine Maria, da lui tanto amata e venerata.
Benedetto XVI tante volte prega dinanzi all’edicola della madonna della guardia nei Giardini Vaticani e il nome che ha scelto ci rimanda immediatamente al suo predecessore genovese: adesso – ha egli detto, con una velata emozione – tutti attendiamo che ci faccia l’onore di una sua visita, venendo anch’egli pellegrino quassù.
Il Card. Bertone ha, infine, rilevato che anche nel magistero di questi Pontefici la devozione mariana assume tratti differenti, in relazione alle vicende storiche del momento. Benedetto XV soleva invocare Maria come custode, tutela, aiuto e difesa dei cristiani nella sempre difficile promozione del bene supremo della pace.
Nel nome di Maria, infatti, egli fu fine teologo, abile diplomatico e insigne giurista. Il “7 maggio 1917, con la costituzione apostolica “ Providentissima Mater “, promulgò il Codice di diritto canonico, a cui tutte le scuole di diritto riconobbero una precisione e una chiarezza tali che raramente si ritrovano nei codici degli stati civili. Le circostanze tragiche della guerra gli aprirono subito un campo d’azione ampio e difficile, fino a che il 1° agosto 1917, con un angosciato messaggio, esortò a terminare l’ “ inutile strage “.
Tutto il mondo riconobbe allora la sua grandezza. Il Cardinale ha, in proposito, ricordato, il prestigio che assunse in Oriente, tanto che a lui vivo venne eretta nel 1919 a Costantinopoli una statua con le parole: “ Al grande Pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o di religione, in segno di riconoscenza, l’Oriente “.
Giovanni Paolo II, col suo motto “ Totus Tuus “, fece di Maria la sua materna consigliera e qui alla Guardia ricordava la sollecitudine con cui Ella incoraggiò Benedetto Pareto a costruire una chiesa in un luogo tanto lontano e deserto: “ Confida in me. I mezzi non ti mancheranno. Col mio aiuto tutto ti sarò facile. Mantieni solo ferma la tua volontà “. Benedetto XVI lo abbiamo conosciuto per le sue gentili e composte invocazioni mariane fin dal giorno della sua elezione al soglio pontificio.
Il Cardinale ha concluso l’omelia esortando i fedeli, ciascuno per la sua parte, all’edificazione del Regno di Dio sull’esempio della fedeltà mariana dei grandi pastori della Chiesa.
PierLuigi Pastorino